Poesia ad A.

Il giorno che ti vidi
sospirai il tuo nome al cielo scuro
e quella porta richiusa
mi parve la negazione di un’alba.
E cercai di infilarmici
in quella serratura cupa
che tu avevi distrattamente chiuso.
Ma rimbalzai
come una folgore di sogno
rotolando in tondo
per il circolo di scale
insormontabili
all’apparenza.
Solo giunto al baratro,
capii.
Imparai il valore del negarsi
e mi ritrassi
come un vermicello lunare
sospirando
nidi di passione
che sapevo non troppo
lontani.

Pubblicato da riflessidiunnaufrago

“Sento l’esigenza di non esistere, insieme ad un’irrefrenabile voglia di vivere”. Scrivo per sfogarmi, ritagliarmi uno spazio in un mondo che non sento appartenermi.

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